Stile o Biostile? Verso la presa di coscienza

Nel mondo della moda si sta facendo sempre più largo la tendenza a lavorare con materiali di riciclo o con materie prime che sono considerate environmentally friendly. La moda non è di certo il primo né l’unico settore che si sta preoccupando della salute del pianeta, ma è un buon esempio di una branchia della nostra società che prende azione nei confronti dei problemi climatici e del riscaldamento globale laddove tale presa di coscienza non la si aspetterebbe.

Biostile è, secondo me, un bellissimo concetto che si può facilmente estendere a qualsiasi ambito della vita e del mondo. Potrebbe, forse dovrebbe, diventare il modo giusto di vivere in sintonia con il pianeta. Il prefisso “bio-” rimanda chiaramente alla necessità di diventare coscienti che il modo attuale di vivere di gran parte dell’umanità non è sostenibile, e che sta portando lentamente alla nostra distruzione. “Bio-” rappresenta un monito, se vogliamo, a fare scelte per il pianeta in ogni ambito della nostra vita, sempre nei limiti del possibile, per ciascuna persona, ma senza mai dimenticare che bisogna agire assolutamente per modificare uno stile di vita deleterio. Biostile, quindi, a ricordare che la chiave verso un futuro più roseo sta nei cambiamenti che abbiamo il dovere di apportare alla nostra quotidianità per il bene di chi ci sta attorno, del pianeta, delle future generazioni. 

Vedere modelle sfilare in passerella indossando abiti fatti con materiali di riciclo mi apre il cuore, mi da speranza perché se anche in un mondo al quale ho sempre dato poca fiducia per quanto riguarda la coscienza nei confronti del pianeta ha iniziato a farsi portatore di certi valori, significa che c’è speranza! Speranza che tutti inizino a fare qualcosa, nel piccolo, per salvaguardare il futuro della Terra.

Biostile, allora, potrebbe voler dire riciclare il più possibile, non usare borse di plastica monouso, non comprare prodotti avvolti nella plastica, comperare prodotti locali venduti da piccoli venditori, usare i mezzi pubblici per spostarsi nelle città o, in alternativa, la bicicletta, o ancora, andare a piedi, non viaggiare in aereo troppo spesso, acquistare un’auto elettrica, installare pannelli solari a casa, cercare di usare elettricità prodotta da fonti rinnovabili, spegnere la luce quando possibile, piantare alberi anziché tagliarli, cercare di riutilizzare qualsiasi cosa prima di buttarla via, oppure donarla quando possibile, cercare di produrre meno rifiuti possibile, rispettare gli altri, la natura, il mondo. Tutto questo potrebbe rappresentare lo stile di vita giusto per adeguarsi ai tempi odierni. E per chi può fare di più… ben venga!…

I vestiti che indossiamo parlano di noi

Sin da bambina amo osservare i vestiti delle persone, mi piace guardare la gente che cammina per strada e soffermarmi sui dettagli delle loro scelte stilistiche perché trovo che “l’abito faccia il monaco”, tutto sommato. Non si può negare che mettiamo un po’ di noi stessi in quello che scegliamo di indossare, quantomeno descriviamo senza parole ciò che ci piace, ciò che troviamo bello e che reputiamo andare d’accordo con la nostra essenza. Non mi interessa giudicare, per nulla. Trovo che vi sia bellezza nella libertà di scegliere, e nell’essere diversi, ma soprattutto nell’avere coraggio di essere coerenti con sé stessi, e quindi quando osservo i vestiti delle persone, semplicemente penso a quali siano le logiche dietro date combinazioni, per cercare di intuire la personalità della gente. 

Poiché ho sempre avuto questa passione per i vestiti, sono diventata sarta e designer, non poteva che andare a finire così. Non sono però una di quelle persone che lavorano per una firma e cercano di determinare la moda di anno in anno. Al contrario, io penso i vestiti intorno alla persona. Sono, prima di tutto, sarta, colei che mette insieme i pezzi di stoffa. La questione del design è secondaria, un effetto collaterale non evitabile, ma del tutto privo di essenzialità nella mia lista delle priorità. Proprio perché non amo la questione della moda, lavoro in modo indipendente. Le persone che si rivolgono a me per avere dei vestiti, sono persone che non riescono a trovare ciò che vogliono nei negozi. Per i più svariati motivi, e quindi hanno bisogno di vestiti creati dal nulla, o meglio, da un’idea nella loro testa. 

È così, che con il tempo, ho avuto modo di confermare la splendida relazione tra personalità e vestiti. E ho anche potuto notare come sentimenti, umore e stato d’animo possano filtrare ed essere filtrati nella scelta di un abito. Naturalmente, questo non vale per tutti gli esseri umani. Anzi. Ci sono molti fattori che contribuiscono alla neutralità di un vestito, tra i quali le esigenze di un dato ambiente di lavoro, il disprezzo per lo shopping, o la mancanza di tempo.

Ad ogni modo, per molte persone i vestiti che indossano sono davvero rappresentativi di ciò che questi hanno da dire e da dare, e trovo che sia davvero bello osservare la gente mentre cammina, avvolta nella propria idea di sé e del mondo.  …